Iniziazione di una sottomessa

Ci stavamo frequentando da poco e prima di questa volta avevamo fatto sesso in maniera passionale ma, diciamo, tradizionale. Anche se con me di tradizionale c'era poco.
Avevo comunque intuito la sua natura di sottomessa e per sondare meglio il campo, avevo deciso di cominciare con il turpiloquio. Essere chiamata cagna e dirle che era il mio sborratotoio personale la eccitava mentre con le dita frugavo ogni buco. Avevo due dita dentro, una davanti e una dietro e lei era eccitata. Cominciai a sussurrarle che mi sarebbe piaciuto legarla e prenderla in tutti i modi. Tra gemiti di piacere sussurrò un "sì, fallo!" in tutta risposta. Le proposi perciò di salire in mansarda e di farsi guidare da me. Avevo intenzione di legarla con le mani all'architrave.
Nuda, salì le scale ancheggiando il suo culo davanti a me mentre già mi immaginavo alcune cose su quelle natiche tondeggianti. Con due dita della mano sinistra, avevo raccolto le sue scarpe con i tacchi.
Arrivati di sopra cominciai a legarle mani e polsi e poi fissai le corde all'architrave. Lei era in piedi, nuda e con le mani in alto. Le feci indossare le scarpe e con una bandana che avevo a portata di mano, le bendai gli occhi.
Prima di scendere, mi fermai a guardare il suo corpo teso in quella posizione. Stavo ammirando lo spettacolo davanti a me e già avevo l'acquolina in bocca. Scesi a prendere la cintura e il buttplug trasparente. Il più grande. Il più scomodo e doloroso.
Lei era lì in attesa. Mi avvicinai e le chiesi come si sentisse. "Emozionata, nervosa" rispose.
Le toccai il sesso: era bagnata di eccitazione. Mi mossi dietro di lei e le dissi: "Voglio farti provare una cosa che ho in mente da tempo e devi obbedire e seguire alla lettera quello che ti dico." Annuì. "Voglio che il tuo culo sia pronto per i nostri futuri giochi perciò sentirai qualcosa di strano. Non lo devi espellere e devi trattenerlo tutto il tempo." Mosse la testa in cerca di qualcosa ma bendata non poteva vedere nulla. Puntai il buttplug all'ingresso del suo culo e cominciai a spingere. Non era pronta e non c'era lubrificante perciò ad ogni suo gemito di dolore e rimostranza, glielo facevo bagnare con la saliva e glielo riproponevo dietro. Ad un certo punto, incurante del suo fastidio, lo spinsi dentro tutto allargandole il buco. Lei emise un gemito di dolore.
"E' tutto dentro" le dissi, "trattienilo e non lo far cadere. Se lo espelli, ti dovrò punire e fare male". Nonostante la benda, vidi un'espressione di paura e stupore sul suo viso.
Mi avvicinai e feci scivolare la mano lungo il ciuffo di peli e il monte di venere, arrivando alla clitoride e allargandole le labbra con il dito. Non era più tanto bagnata come prima ma potevo ancora percepire la sua eccitazione. Le infilai il dito medio in figa. Era stretta dal buttplug che le schiacciava le pareti. Gemette nuovamente: un misto di dolore e piacere.
Le tirai il ciuffetto di peli e le dissi che non doveva godere fino a quando non glielo permettevo io. "Ti farò diventare una schiava perfetta" le dissi, "la mia schiava perfetta! E il dolore fa parte di un piacere più grande che imparerai a conoscere".
"Non farmi male" supplicò. "Zitta! Sono io che decido cosa fa male o meno. Puoi eccitarti quando te lo permetto io e prima, quando ti ho legata, eri bagnata. Meriti una punizione per questo!" e cominciai a prendere a cinghiate la figa con la cintura.
Si ritrasse. Era stupita, disorientata e le ordinai di rimettersi bene in piedi a gambe divaricate. Rispose con un no secco e abbozzò qualcos'altro che non ricordo. Nel frattempo, mi ero messo dietro di lei e cominciai a prenderle a cinghiate il culo. Mentre le natiche cominciavano ad arrossarsi e a mostrare i primi segni della cintura, io le davo delle cinghiate severe prodigandomi in un turpiloquio denigratorio in cui il mio intento era quello di farle capire che era mia e a me doveva sottostare.
Ad un certo punto sentii un tonfo sul pavimento tra le urla di dolore. Guardai a terra e il buttplug era caduto: non l'aveva trattenuto.
Mi fermai per un attimo e poi le dissi: "L'hai fatto cadere. Meriti una punizione ancora più severa e questo servirà a forgiarti. Ora ti prenderò a cinghiate. Saranno più forti e probabilmente ti faranno sanguinare le natiche. Devi contarle ad alta voce. Hai capito?" Annuì e io cominciai a darle trenta cinghiate. Fece fatica a contare e, una volta finite, il sedere era striato di lividi. La slegai, le presi il viso. Le mie dita serravano le sue guance. Le mollai due ceffoni in faccia e le dissi: "Tu sei mia e fai quel cazzo che dico io perché devi diventare una schiava. La mia schiava perfetta. E ricorda: io sono il tuo Padrone. E tu ora non sei una schiava: sei solo una cagna schifosa con troppe voglie. Bene, anch'io ho una voglia su di te per oggi. E voglio soddisfare questa mia voglia su di te. Hai capito?". Annuì nuovamente. "Bene. Da brava cagna quale sei io voglio il tuo culo. Voglio scoparti e sfondarti il culo. Questo è quello che meriti oggi e questo è quello che voglio da te. Non voglio la tua figa. Voglio scoparti solamente in culo e tu mi dovrai soddisfare in pieno."
Le presi i capelli ricci alla base della nuca e la piegai in avanti sulla scrivania. La presi da dietro vigorosamente fino a quando mi svuotai dentro di lei e mi ritrassi a guardarla: lei sfatta e io soddisfatto.
Sapevo che quella era la sua iniziazione da schiava.